VITIGNI REGIONALI
I
vitigni regionali oggi coltivati nella nostra nazione sono molto diversi da quelli
coltivati in passato. Le prime coltivazioni, avvenute presumibilmente
già in epoche preistoriche, risalgono certamente alla
domesticazione delle viti selvatiche (derivanti dalla vitis silvestris
occidentalis). Origine
dei vitigni regionali o autoctoni
Nel corso dei millenni, l'uomo ha via via selezionato dei
vitigni più rispondenti alle sue esigenze, sia per prestazioni
organolettiche che per l'abbondanza del raccolto o la resistenza alle
malattie e alle avversità atmosferiche. Ma oltre all'intervento
dell'uomo, l'evoluzione dei vitigni regionali ha seguito delle leggi naturali
derivanti dall'incrocio spontaneo fra viti coltivate e viti selvatiche e
talvolta anche fra i vari vitigni autoctoni coltivati nella stessa regione.
Stabilire
quali siano le reali origini di ciascun vitigno regionale è un'opera estremamente
ardua. Nelle zone in cui sono ancora presenti in quantità sufficiente
delle viti selvatiche, l'analisi ampelografica comparativa può aiutare
a capire quali vitigni sono autoctoni. I vitigni provenienti dalle
stesse regioni presentano infatti delle caratteristiche comuni dovute
sia all'adattamento a quel particolare ambiente che alle tecniche di
selezione operata dalle popolazioni di quella data regione (basate sulle
stesse matrici culturali). Molto
spesso tuttavia i vitigni coltivati derivano dall'incrocio spontaneo fra
specie autoctone e specie provenienti dalla Mesopotamia
(derivanti dalla vitis silvestris orientalis) con la formazione di un
patrimonio genetico le cui caratteristiche sono molto diverse da quelle
di entrambi i genitori e che ha fortemente risentito della selezione
naturale operata dall'ambiente. In
questo caso l'analisi ampelometrica non è in grado di fornire risposte
attendibili e la scienza si sta impegnando nello sviluppo di nuove tecniche
analitiche, talvolta anche molto complesse.
Analisi
Isoenzimatica
Una
di esse è l'analisi chimica dei composti presenti nell'uva, nelle
foglie, nei tralci e nei raspi in particolare di tannini
e antociani mediante
cromatografia HPLC; poichè questi composti chimici sono molto
grossi e complessi è necessario operare una loro
"distruzione controllata" mediante degli enzimi: si
confrontano i composti formati da foglie di vitigni diversi per ciascuno
degli enzimi adoperati, questa tecnica prende il nome di analisi
isoenzimatica.
Analisi
del DNA
Un'altra
tecnica è l'analisi del DNA la quale ha dato risultati soddisfacenti nella
discriminazione fra vitigni differenti, tuttavia non è in grado di distinguere
fra biotipi della stessa varietà (quali ad esempio i 3 Pinot: Bianco, Grigio e
Nero).
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